“Norwegian Wood” di Murakami

Copertina Norwegian Wood di Murakami

Titolo: Norwegian Wood. Tokyo blues
Autore: Murakami Haruki
Editore: Einaudi
Pagine: 399
Dove trovarlo: Feltrinelli, Amazon

Questo è uno di quei libri che ti fa piombare in uno stato di malinconia e quando giri l’ultima pagina hai un buco nel petto, proprio al centro, e non sai se piangere o rimanere ferma lì a fissare il vuoto. Io ho fissato il vuoto con gli occhi lucidi, giusto per non farmi mancare nulla!
Nei tre giorni che ho impiegato a leggerlo ho buttato qualche commento qua e là a mia madre, come mio solito, e la sua risposta è stata: “Ma hai scelto tu di leggere questo libro? Perché? Ti piace farti del male?”. Ecco, effettivamente sono domande legittime per chi non l’ha letto e sente commenti come “Oh mio Dio, è tristissimo. Sono tutti depressi, cinici o passivi, e si ammazzano tutti!”. Il succo potrebbe essere questo, ma è troppo riduttivo limitarsi a dire questo.

Se una sola volta mi lasciassi andare, non potrei più tornare indietro. E se andassi a pezzi, il vento mi spazzerebbe via.

Norwegian Wood fu scritto quando Murakami era già abbastanza conosciuto nel mondo editoriale, e fu odiato da molti fan dello scrittore perché molto distante dal suo stile così particolare, oserei dire onirico. Nasce da un racconto che aveva scritto anni prima su una lucciola, adottando uno stile realistico e affrontando temi attuali e sentimentali. Quello che inizialmente doveva essere un romanzetto di passaggio tra la sua ultima opera e la successiva diventa invece un romanzo vero e proprio, più lungo del previsto e subito amato in tutto il mondo, tanto da diventare un vero e proprio caso editoriale. Murakami stesso nella postfazione ammette che, evidentemente, la necessità di affrontare questi temi e scrivere un libro così intimo e personale era più profonda di quanto pensasse.

Cerca di pensare che la vita è una scatola di biscotti. […] Hai presente quelle scatole di latta con i biscotti assortiti? Ci sono sempre quelli che ti piacciono e quelli che no. Quando cominci a prendere subito tutti quelli buoni, poi rimangono solo quelli che non ti piacciono. È quello che penso sempre io nei momenti di crisi. Meglio che mi tolgo questi cattivi di mezzo, poi tutto andrà bene. Perciò la vita è una scatola di biscotti.

Mi ero già approcciata all’autore con “Kafka sulla spiaggia“, ma forse non era il momento adatto della mia vita per affrontare quel tipo di lettura perciò lasciai perdere (cosa che non faccio mai solitamente), ma adesso sento quasi il bisogno di leggerlo. Vorrei leggere tutti i suoi libri! Come può un autore affrontare un genere di romanzo che pensa non appartenergli e riuscire ad arrivare dritto al cuore? Perché, detto tra noi, mi sono sentita toccata nel profondo. Sarà che anch’io mi sento spesso fuori posto in questa società e penso che siano tutti un po’ matti lì fuori, chi lo sa. E poi mi sono sentita vicina a ognuno dei personaggi indistintamente, a partire dal povero Sturmtruppen che veniva deriso da tutti senza neanche capirlo, a Kizuki che si è arreso ancora prima di lasciarlo a vedere e a Naoko che invece ci ha provato con tutte le sue forze. La verità però è che viviamo tutti in un delicato equilibrio mentale, e il fatto che sia uno dei tanti tabù di questa società lo rende ancora più pericoloso perché ci si sente ancora più “strani” e distanti dagli altri. Personalità così diverse che vivono lo stesso disagio esistenziale.

Abbiamo tutti qualcosa di squilibrato, qualcosa che non funziona, tutte persone che non sanno nuotare come si deve e che vanno sempre più a fondo. Siamo tutti così, in un modo o nell’altro […].

Corriamo sempre da un posto all’altro vivendo in modalità multitasking, ma se solo ci fermassimo un momento a riflettere, ci accorgeremmo di quanto sottile sia il filo tra la vita e la morte. Non ci pensiamo mai, illudendoci di avere chissà quanto tempo a disposizione e che non dipenda da noi. Norwegian Wood smaschera quest’illusione mostrando lo stretto legame che intercorre tra la vita e la morte. Per dirlo con le parole di Watanabe: “La morte non è l’opposto della vita, ma una sua parte integrante”.

Quando tutto attorno è buio non c’è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all’oscurità.

Abbracciamola questa vita! Accogliamola in ogni sua forma! Non accontentiamoci di esistere saltando da un evento all’altro senza mai vivere davvero. Un giorno esauriremo le energie e ci fermeremo, e quel giorno ci pioverà addosso il peso della realtà.

Valutazione

Classificazione: 5 su 5.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: