Recensione “Madame Bovary” di Flaubert

Madame Bovary di Gustave Flaubert

Titolo: Madame Bovary
Autore: Gustave Flaubert
Pagine: ± 300 (dipende dall’editore)
Dove trovarlo: Feltrinelli, Amazon

Ho sempre avuto un rapporto di amore e odio con Madame Bovary. Al liceo la mia professoressa di francese ne era innamorata e ci fece anche vedere il film, ma sentivo che qualcosa non mi quadrava. All’epoca in realtà mi era indifferente. Poi iniziai a leggere il libro e niente, dopo una quarantina di pagine dovetti rinunciare perché già il suo personaggio mi infastidiva. Sono passati anni e alla fine ho deciso di ritentare. È diventato un classico della letteratura, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, perciò dovevo dargli un’altra possibilità e riprovare a leggerlo in un’età più matura. Ebbene, mi dispiace dire che, nonostante stavolta sia riuscita a terminarne la lettura, la mia opinione non è cambiata, anzi è forse peggiorata.

Il caminetto era spento, la pendola continuava a battere, ed Emma si stupiva di quella calma delle cose mentre in lei tutto tumultuava.

Emma cresce in un collegio femminile e la sua devozione è esemplare, fin quando non scopre i romanzi e si perde nelle loro scene romantiche. Inizia allora a sognare grandi passioni, ricchezze e viaggi in terre lontane ed esotiche, ma finisce con lo sposare Carlo Bovary, un medico di un paesino di campagna.
Il matrimonio le fa sperare di poter finalmente vivere l’amore e la vita che sognava, ma ben presto si accorge di quanto grande sia stato il suo errore. Carlo è innamoratissimo di lei, questo sì, ma è anche un uomo insulso, senza spina dorsale né ambizioni. La loro vita è piatta, ed Emma non potrebbe esserne più delusa e rammaricata. Carlo lo capisce e decide allora di trasferirsi in un altro paesino, giusto per cambiare aria e ripartire da zero, considerando per di più che aspettano una bambina.
Si può ben immaginare come trasferirsi non cambierà molto la situazione. Carlo è sempre noioso mentre Emma è sempre in viaggio nelle sue fantasie. In un contesto del genere si può anche ben immaginare come lei finisca per cercare un po’ di brio altrove, tra amanti e ricchezze che non può permettersi e per le quali si sommerge di debiti.

La noia, ragno silenzioso, tesseva nell’ombra la sua tela
in ogni cantuccio del suo cuore.

Questa lettura è come un giro sulle montagne russe: si sale e si scende a seconda degli umori e delle follie di Emma. È sempre insoddisfatta, non solo di suo marito, che potrebbe anche starci visto che è davvero noioso e inetto, ma anche degli amanti e di tutto quello su cui fantasticava. Non si accontenta mai e va sempre a finire che si stanca e desidera dell’altro che non può avere ma che pensa possa soddisfarla. Ogni volta, però, che si accorge che le cose non sono come sperava, inizia a rimuginarci, pensando prima che vada tutto male e sia tutto inutile per poi cambiare idea e avere un guizzo di speranza e rinnovata determinazione un attimo dopo. Montagne russe, per l’appunto. Lei è folle, lui insipido.
Il fatto che io abbia mal sopportato i personaggi non significa però che abbia odiato il romanzo. Anzi, devo dire che Flaubert è stato grandioso nello scrivere un’opera del genere. Si discosta dal Romanticismo e, anzi, lo denigra in un certo senso, come quando nomina Lamartine, che a lui non piace. Stessa cosa fa con la allora nascente borghesia, verso la quale è parecchio duro e prende apertamente in giro. Ha perfino scritto un Dizionario dei luoghi comuni, in cui elenca tutte quelle frasi fatte e conversazioni intavolate dai nuovi borghesi! Insomma, mi piace molto la critica sociale fatta da Flaubert, così come il chiaro quadro che dipinge di quel mondo.

In fondo all’anima, tuttavia, era in attesa che accadesse qualche cosa. Come i marinai che sono in difficoltà, essa allungava sulla solitudine della sua vita sguardi disperati, cercando lontano qualche vela bianca nelle nebbie dell’orizzonte.

Flaubert inizia a scrivere questo libro nel 1851 e impiega ben 5 anni per terminarlo. Ogni frase viene vista e rivista perché ogni parola deve essere perfetta, quella giusta (le mot juste). L’attenzione ai dettagli e questa sua aspirazione alla perfezione si nota subito ed è ben ripagata dal successo ottenuto. Anche se c’è da dire che lo scrittore e l’editore furono accusati di immoralità e oltraggio pubblico per l’indecenza di Emma, ma anche per il modo così vivido con cui era stata descritta la nuova borghesia. Si sono sentiti presi in giro, insomma! Fortunatamente però i due sono stati assolti durante il processo e Madame Bovary, dopo qualche critica iniziale, è diventato un “best-seller”.
Nonostante non mi piacciano i personaggi, questo libro mi affascina perché ci sono così tante cose sottintese lungo la narrazione che potrei star qui a scrivere fino a domani. La storia potrebbe sembrare banale: moglie delusa dal suo matrimonio e frustrata dalla sua vita si fa degli amanti, cerca di compensare con lo shopping, si indebita, viene delusa anche dagli amanti e poi puff, tragica fine. L’unica a farmi tenerezza in tutta questa storia è Berta, la figlia che, poverina, ha avuto una triste vita sin dal principio.
Ad ogni modo, però, c’è molto di più sotto questa apparente banalità… un’analisi minuziosa della società e una psicologia dei personaggi pazzesca. Non mi pento dunque di averlo letto e tornando indietro lo rifarei. Certi libri meritano di essere letti anche se un po’ penosamente.

2 pensieri riguardo “Recensione “Madame Bovary” di Flaubert

  1. Hai descritto esattamente la mia esperienza. Iniziato, abbandonato, ripreso e portato a termine. Non riesco a simpatizzare con i personaggi, ma alla fin fine il romanzo mi è piaciuto lo stesso, principalmente perché Flaubert scrive divinamente.
    Sarebbe interessante poterlo leggere in francese, ma sfortunatamente non conosco la lingua!

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