Titolo: Futureland
Autore: Walter Mosley
Editore: Fanucci Editore
Pagine: 350
Dove acquistarlo: Amazon, IBS
Buongiorno, miei cari amici lettori!
Oggi torno a parlarvi di un mondo distopico che per certi versi mi ha ricordato quello raccontato da Orwell in 1984. Ho scoperto “Futureland” grazie a un gruppo di lettura che, dopo la nascita del movimento Black Lives Matter, ha pensato di proporre una lista di libri scritti da autori bipoc (“Black, Indigenous, People of Color”) tra cui scegliere ogni mese in base a un tema specifico. Il tema del mese di luglio prevedeva un romanzo fantascientifico/distopico.
Non conoscevo nessuno degli autori e dei titoli sulla lista dei consigli di lettura, e questo mi ha rattristato parecchio devo ammettere. Sono contenta però di aver preso parte a questo GDL perché già dalla lettura di questo primo libro posso dire che sarà una fantastica esperienza 😄
«Questo mondo è nato quando trascinarono il primo africano su una nave di schiavi» intonò Akwande. «Come il bambino che vede la madre e il padre uccisi da demoni che hanno volti bianchi. Come la bambina violentata dal suo fratello idiota in mezzo alle sue bambole. Il cuore» disse Akwande, poi fece una pausa «il cuore è marcio.»
“Futureland” è composto da nove racconti collegati tra loro, con personaggi che ritornano e le cui storie si intrecciano andando a formare una macro storia. I racconti si susseguono in un cerchio, con l’ultimo racconto che si ricollega al primo. Prima di chiudere il cerchio ci viene mostrato un mondo in cui l’uomo è solo un accessorio, sostituito ormai da macchine e software controllati da pochi ricchi megalomani.
Eppure, anche se questo è un libro distopico, rappresenta bene quella che è la natura umana.
Nonostante i grandi progressi tecnologici le masse accettano di “spegnere la mente” e sottostare a un sistema completamente ingiusto, e il più delle volte folle, rendendosi conto del proprio errore solo quando ormai è troppo tardi.
«Vogliono uccidermi.»
«Perché?»
«Perché sono nero. Ci credi? In questo mondo, dove l’ultima cosa di cui bisogna preoccuparsi è il colore della pelle, quelli ancora vogliono uccidermi. Che teste di cazzo!»
Ho apprezzato molto lo stile narrativo di Mosley. Semplice e diretto, addirittura crudo alle volte.
L’autore costruisce un mondo, in un futuro non troppo lontano, suddiviso in livelli. Dalla sotterranea Terra Comune, il livello dei disoccupati, uomini senza volto né valore, ai grattacieli in cui è possibile ammirare il cielo, privilegio riservato a pochi.
Si parla di razzismo, mai realmente superato, del grande divario tra ricchi e poveri, di sessismo e sperimentazioni sugli uomini ritenuti inutili o pericolosi per il sistema, il tutto in un confronto tra uomo e macchina.
Bianchi che si credono superiori alle altre razze, neri che raccontano orgogliosamente la loro storia, rivendicando le loro radici e facendosi meraviglia dell’ingiustizia e ineguaglianza dei bianchi.
Il finale, però, rivela quanto profondamente simili siano tutti gli uomini.
Non esiste Bianco e non esiste Nero. L’animo umano è uguale per tutti.
Il mondo sta andando nella direzione sbagliata.
I nostri giudici sono macchine, le nostre prigioni, le strutture militari e mentali, i posti di lavoro, stanno programmando di meccanizzare i loro componenti umani con sacche chimiche computerizzate.
Lo spirito viene schiacciato per amore della produzione e del profitto.
Se non facciamo qualcosa la razza stessa diventerà una macchina senza cervello.
“Futureland” mette in evidenza l’ipocrisia e l’immutabilità delle masse perché purtroppo, come dice Mosley «Non tutti combattono. (…) Ma bastano pochi idioti armati a fare casino per tutti».
Si interromperà mai questo cerchio di ideali fondati sulla superiorità di una razza o sulla sete di vendetta?
Esisterà mai un mondo in cui valga la pena di vivere?
Oppure il mondo “ricomincerà“?
Questa lettura mi è piaciuta molto e, per certi versi, mi ha ricordato 1984 e gli episodi di Black Mirror.
Perciò, se vi piacciono i generi distopici e fantascientifici, vi consiglio vivamente di leggere Futureland. Merita tanto, e può essere illuminante 😄
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