Recensione “L’origine degli altri” di Toni Morrison

"L'origine degli altri", di Toni Morrison

Titolo: L’origine degli altri
Autore: Toni Morrison
Editore: Frassinelli
Pagine: 156
Dove acquistarlo: Amazon

Hello, readers!
Oggi vi parlo di un saggio di Toni Morrison nato da un ciclo di conferenze tenuto all’Università di Harvard sulla «letteratura dell’appartenenza». La penna della Morrison scorre con una fluidità unica, pur trattando argomenti delicati come la «questione razziale» e facendo un percorso a ritroso cercando di individuarne l’origine.

Sinossi

Che cosa è la razza, e perché le diamo tanta importanza? Che cosa spinge gli esseri umani a costruire «un altro» da cui differenziarsi? Perché il colore della pelle ha avuto nella storia un peso così negativo? Perché la presenza dell’altro da noi ci fa così paura? Toni Morrison, in un testo che si impone come una vera e propria orazione civile, va in cerca delle risposte a queste domande parlando di sé, della sua opera, di letteratura, storia e politica, partendo dal XIX secolo e arrivando fino ai giorni nostri, e alle grandi migrazioni che caratterizzano il mondo globalizzato. “L’origine degli altri” è un libro di grande attualità, nel quale i temi che siamo abituati a vedere banalizzati e avviliti nel dibattito pubblico vengono affrontati con passione, acume e profondità dalla più importante scrittrice americana contemporanea.
Prefazione di Ta-Nehisi Coates, introduzione all’edizione italiana di Roberto Saviano.

Recensione

Toni Morrison racconta come si sia instillato nelle nostre menti il concetto che vede la “razza nera” denigrata e dipinta come selvaggia e barbarica.
C’è stata una vera e propria campagna educativa per infondere nei bambini un senso di superiorità, facendogli credere di dover “addomesticare” i neri, anche e soprattutto per il loro bene, ché altrimenti sarebbero al pari delle bestie. Pigri e indolenti vanno, infatti, spronati al duro lavoro.
In una società in cui la cultura del diverso è così radicata bisogna stare attenti nel mostrare come si rispettino le convinzioni e gli usi comuni – «Il pericolo di simpatizzare con l’estraneo è la possibilità di diventare un estraneo.»
Toni Morrison fa anche un excursus delle sue opere, spiegando le sue strategie comunicative e quali messaggi voleva arrivassero. Ha tentato più volte di applicare una tecnica di cancellazione della razza nelle sue opere, eliminando del tutto le distinzioni basate sul colore. Questi suoi tentativi non sono sempre andati a buon fine però – «Il mio sforzo potrà non essere ammirato da altri autori neri, o nemmeno suscitare il loro interesse. […] Tuttavia sono decisa a stroncare il razzismo a buon mercato, ad annientare e screditare il quotidiano, facile, disponibile feticcio del colore, che riporta alla mente la schiavitù stessa.»

Nel XIX secolo sono stati introdotti diversi termini associati a «disturbi» della razza nera. Gli scienziati vollero infatti spiegare da un punto di vista medico e scientifico la “nerezza“. È così che sono nati termini come “drapetomania“, ovvero la tendenza degli schiavi a tentare la fuga.
Forse però l’apice barbarico fu raggiunto nel XX secolo quando i linciaggi e le aggressioni ai neri erano all’ordine del giorno, acclamate e immortalate in cartoline come “souvenir popolare“. A testimonianza di ciò, Morrison fa un elenco di alcuni dei linciaggi avvenuti, mostrandoci quanta crudeltà ed efferatezza possa esserci nell’uomo. Uomini impiccati, arsi vivi, mutilati e picchiati a morte solo perché neri.

Il quadro che disegna la Morrison però è ben più ampio e ci mostra come anche tra i neri stessi ci sia una discriminazione basata sul grado di nerezza. Come dice lei, erano state fondate delle città popolate solo da neri fuggiti dai numerosi pericoli delle città bianche. In queste terre, anche loro «istituirono la loro gerarchia del colore, secondo cui la pelle del nero più scuro – «nero di mezzanotte» – costituiva il segno definitivo dell’accettabilità».

Vengono fatti tantissimi riferimenti bibliografici ad altri autori, come Hemingway e Faulkner, per mostrare come venisse descritto e immaginato il rapporto e l’immenso divario tra padroni e schiavi.
L’Africa stessa è stata a lungo soggetto di descrizioni negative, dipinta come luogo selvaggio e tenebroso, ad esempio da Conrad e Joyce Cary. La Morrison, però, ci dice anche come abbia scoperto un’opera di Camara Laye, rivoluzionaria per l’epoca perché ha donato un po’ di luce a quest’Africa oscura: “Lo sguardo del re”.

Che cosa potremmo essere, fare o diventare come società se non esistessero nessuna teoria e nessuna classificazione della nerezza?

L’origine degli altri” è un saggio molto bello che induce alla riflessione, interessantissimo dal punto di vista culturale, linguistico e sociale. Donna di grande spessore culturale, Toni Morrison è stata capace di dare una scossa e rivoluzionare l’editoria americana.
Ho apprezzato molto il suo approccio razionale e diretto nel parlare del razzismo, senza romanzarlo né tantomeno aggiungere inutili fronzoli letterari.
È un libro che dovrebbero leggere tutti, secondo me.

Valutazione

Classificazione: 5 su 5.

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