Titolo: Per dieci minuti
Autore: Chiara Gamberale
Editore: Feltrinelli Editore
Pagine: 187
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Buongiorno, amici lettori!
Ho appena finito di leggere questo libro e devo dire che sono un po’ combattuta. Nel complesso mi è piaciuto, ma per la prima metà del libro ho fatto fatica ad andare avanti.
Chiara ci racconta come si sia trasformata la sua vita nell’ultimo anno. Una trasformazione in negativo, che l’ha sconvolta profondamente e l’ha fatta precipitare in uno stato di depressione dal quale fa fatica a uscire.
“Hai presente quando la vita che fai ti pare sì la tua, ma senza di te?”
“Come no. Quando ti pare di andare sottovuoto. Io dico così.”
Immagina di vivere la tua vita tranquillamente. Hai un buon lavoro, una bella casa, un marito che ti ama. Sembra tutto perfetto, finché tuo marito non va a Dublino per fare un master e decide di non tornare più perché lì, lontano da te, ha capito qualcosa. Eh già, solita storia… non so più cosa voglio dalla vita, ho bisogno di riflettere ed è una cosa che devo fare da solo.
Inizia così la storia che ci racconta Chiara in questo diario. Oltre a crogiolarti nell’autocommiserazione, e sfogarsi con amici e parenti, va dallo psicologo. Ormai pensa che la sua vita non abbia più un senso.
Suo marito l’ha lasciata, è stata licenziata dal giornale per il quale curava una rubrica e non trova più niente per cui valga la pena svegliarsi la mattina.
Ho parlato di Mio Marito. Non faccio altro da un anno.
Perché è davvero perverso l’amore.
Quando c’è, parli con una sola persona di tutte le altre.
Quando entra in crisi, parli con tutte le altre di una sola persona.
L’unica con cui, a parlare, non riesci più.
Un giorno, però, la sua analista le propone di fare un gioco. Ogni giorno, per un mese, deve fare qualcosa di nuovo per dieci minuti. Qualcosa che non ha mai fatto prima. Bene, del resto cos’ha più da perdere?
Inizia piano, Chiara. Le unghie fucsia, la palestra, i pancake… sono la spinta iniziale che le serve per dare il via a un gioco che potrebbe rivelarsi essere meno banale di quel che sembra. Potrebbe cambiarle la vita.
Siamo sempre talmente presi dalle Nostre vite, i Nostri problemi, i Nostri bisogni, che ci dimentichiamo di guardarci attorno. Nostri, già. Non ci fermiamo quasi mai davvero a pensare a chi ci sta vicino.
Eppure basterebbe poco. Solo dieci minuti per chiedere alla mamma “Come stai? Tu come stai?” e rimanere ad ascoltarne davvero la risposta.
È come… come se accendessero una qualche corrente, questi dieci minuti.
Ho la sensazione che ogni giorno trasmetta a quello che viene dopo una specie di possibilità. Che poi magari non si realizza, eh.
Ma che ha a che fare con… Con la fantasia e con la perversione di quella che per comodità chiamiamo vita.
Il personaggio che mi è stato sin da subito simpatico è Gianpietro, grande amico di Chiara, con la sua eccentrica personalità e stravaganza. Leggendo riuscivo a immaginarlo perfettamente. Riuscivo quasi a vederlo avanzare verso di me ancheggiando, parlandomi con quella sua voce “paillettata“. Zia Piera.
È così che si fa chiamare da Ato, il ragazzo del centro giovanile che adesso passa i fine settimana da Chiara. Perché si fa chiamare zia Piera? Beh, che sia un personaggio eccentrico e particolare si capisce subito, ma per Gianpietro il mondo è Donna. Lui, infatti, vede e si riferisce a tutto al femminile.
E così, nell’arco di un mese, Chiara riesce a vedere la luce alla fine di quel tunnel. Esce dal suo guscio e scopre luoghi e persone non lontane da casa sua che prima però non aveva mai notato. La pescheria alla fine della via, il negozio cinese “che vende di tutto”, la fioraia vichinga.
C’è tutto un mondo da scoprire là fuori, dieci minuti alla volta.
Ma credo ci siano persone che non dobbiamo sforzarci di accogliere:
sono già entrate nella nostra vita mentre non ce ne rendevamo conto.
Mentre a chissà cos’altro stavamo pensando.
“Per dieci minuti” è un bel libro che descrive il percorso affrontato da una donna che si sente persa per aver perso tutti i riferimenti che aveva nella vita, ma che riesce comunque a capire che questa continua e si può andare avanti. Gli avrei dato una valutazione migliore se non fosse stato per l’inizio un po’ lento e pesante. Non tanto per la negatività degli eventi, quanto più per una certa apatia ed egoismo che trapelavano da quelle pagine. Personalmente, mi ero un po’ stufata a leggere. È scritto davvero bene, però, il che ha aiutato molto nel riuscire ad andare avanti con la lettura.
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