Cari amici lettori, anche la Pasqua è andata! Spero l’abbiate trascorsa bene e vi siate divertiti e riposati anche un po’.
Anche questa settimana escono tanti bei libri, date un’occhiata!
“Io, Monna Lisa” di Natasha Solomons

Ispirandosi all’opera più iconica della pittura mondiale, Natasha Solomons, già acclamata autrice dei Goldbaum, conduce il lettore dall’abbagliante mondo degli studi fiorentini alle corti francesi di Fontainebleau e Versailles, fino al ventesimo secolo. Tra geniali invenzioni, pericoli di ogni genere e ambigui personaggi disposti a tutto pur di possederla, Monna Lisa passerà di mano in mano, diventando protagonista di un’incredibile avventura e insostituibile testimone della storia dell’umanità.
Firenze, 1504. A cinquantun anni, con addosso una corta tunica di colore rosato e un mantello di velluto verde, Leonardo da Vinci incarna in tutto e per tutto il rinomato artista che da Milano è piombato fra i tradizionalisti repubblicani fiorentini, con le loro vesti lunghe e semplici e i capelli tagliati corti. Nel suo studio, tra disegni sparpagliati ovunque, garzoni che macinano pigmenti, mecenati e muse scontente, prende vita, pennellata dopo pennellata, il ritratto di Lisa del Giocondo, la graziosa moglie di un mercante di sete. Ma la figura che affiora dalla tavola di pioppo, il suo sorriso, soprattutto, non hanno molto a che fare con la modella in posa davanti al cavalletto. Come Prometeo, Leonardo ha infuso nella sua opera migliore il fuoco della vita, e ora Monna Lisa ha un’anima propria che le consente non solo di percepire tutto ciò che la circonda, ma anche di farsi sentire dal suo creatore, a cui la lega un amore assoluto. Per anni da Vinci e il suo dipinto peregrinano da una città all’altra, incapaci di vivere l’uno senza l’altro, fino a quando la morte dell’artista non giunge a separarli, lasciando l’opera in balia di un incerto destino. Cinquecento anni dopo, Monna Lisa osserva il mondo dalla sua prigione di vetro al Louvre, visitata ogni giorno da migliaia di turisti disposti a fare ore di coda solo per guardarla a bocca aperta. È considerata l’opera d’arte più celebre del mondo, ma nessuno conosce il segreto della sua esistenza. Eppure, le sue avventure meritano attenzione, poiché ha vissuto molte vite ed è stata amata da imperatori, re e ladri. È sopravvissuta a rapimenti e aggressioni, a una rivoluzione e due guerre mondiali. E ora vuole solo raccontare la sua storia, una storia di rivalità, intrighi e potere. Ma anche una grande storia d’amore, la storia di ciò che siamo disposti a fare per coloro che amiamo.
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“La dama di creta” di Christiana Moreau

Tre donne. Tre epoche lontane. Un solo destino.
Questa storia inizia oggi, a Bruxelles, quando, tra gli oggetti appartenuti alla nonna, Sabrina trova un busto di creta elegantemente scolpito. Ritrae una delle donne più belle di tutti i tempi, Simonetta Vespucci, che si dice sia stata la musa ispiratrice della Venere di Botticelli. Incuriosita da quell’enigma, Sabrina va alla ricerca delle origini di quell’opera, in un viaggio che le cambierà la vita.
Questa storia inizia nel 1952, in Toscana, quando Angela capisce che la sua terra offre solo disoccupazione e miseria. Allora lei e il marito lasciano tutto e partono per il Belgio, dove lui ha trovato lavoro come minatore. C’è solo una cosa che Angela porta con sé: un busto di creta ereditato dalla madre e che da sempre è il suo portafortuna. Quel busto sarà il suo unico conforto nei primi mesi trascorsi al freddo, negli orribili casermoni comuni. L’unica luce nel buio della miniera che minaccia d’inghiottire tutto ciò che ha di più caro.
Questa storia inizia nel 1494, a Impruneta, dove da secoli la famiglia di Costanza fornisce agli artisti la creta migliore. Sebbene lei sappia plasmarla con una maestria senza pari, ha la colpa di essere donna e nessuno l’ha mai accolta come apprendista. Un giorno, però, Costanza tenta il tutto per tutto: si traveste da uomo e scappa a Firenze. In breve tempo, il suo talento le apre le porte della bottega dei fratelli del Pollaiolo, dove, di notte, inizia a lavorare su un progetto segreto. L’opera che sarà il suo capolavoro e la sua rovina.
Questa è la storia di un tesoro che si tramanda di generazione in generazione. È la storia di un legame capace di superare ogni ostacolo. È la storia di tre donne che, grazie a quel legame, troveranno la forza di sfidare il destino e di affrontare la vita con speranza e coraggio.
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“L’ uccello blu di Erzerum” di Ian Manook

Ian Manook, autore della trilogia di Yeruldelgger, racconta la storia della sua famiglia scampata al genocidio armeno in un’indimenticabile saga carica di umanità e dal grande afflato epico, sulla quale soffia, furioso, il vento della Storia.
1915, non lontano da Erzerum, nell’Armenia turca: Araxie ha dieci anni quando, sotto ai suoi occhi, tre predoni curdi uccidono la madre e feriscono la sorellina Haïganouch, che perde la vista. Salvate dai miliziani armeni, le due piccole vengono ospitate dai loro parenti, ma per breve tempo: comincia infatti la deportazione degli armeni che, a Erzerum come altrove, sono costretti a rinunciare ai loro beni e ad abbandonare la loro terra. Deportate nel deserto di Deir ez-Zor e condannate a una morte atroce, le bambine riescono a salvarsi grazie a una vecchia insegnante che le prende sotto la sua ala. Quando poi un medico le compra come schiave per la figlia, le priva della libertà ma permette loro di sfuggire a una fine ineluttabile. Ma la Storia le getta ancora una volta nel caos: separate e spinte verso due capi del mondo opposti, Araxie e Haïganouch sopravvivranno alle guerre e ai tradimenti di un secolo crudele? Troveranno finalmente la pace? Muovendo dal racconto dell’infanzia della nonna, Manook tratteggia la tragica e appassionante odissea di due sorelle in fuga: uno struggente ritratto dei bambini della diaspora armena al quale fa da contorno una galleria di personaggi desiderosi di sottrarsi alla follia degli uomini.
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“Le sorprese del buio” di Kerstin Gier

Il primo volume della nuova trilogia dell’autrice di Red, Blue e Green.
A volte bisogna imparare a vedere le cose con occhi diversi. E un mondo nuovo si spalancherà davanti a te.
Quinn è cool, brillante e molto popolare tra i ragazzi. Matilda fa parte dell’odiatissima famiglia dei vicini di Quinn, ha una passione per i romanzi fantasy e non è chiaramente il suo tipo. Ma una notte succede una cosa pazzesca: Quinn viene aggredito per strada da esseri che non hanno nulla di umano e finisce in coma. Al suo risveglio si ritrova con qualche osso rotto e con una percezione della realtà molto particolare: vede teschi che gli sorridono e sente statue che gli parlano in versi. Difficile confidarsi con qualcuno, a meno che quel qualcuno non sia Matilda, una tipa di cui non gli importa nulla e che sua madre gli ha appioppato come «infermiera». E che comunque Quinn non intendeva catapultare in un’avventura piena di pericoli in un mondo parallelo a quello reale. Nè, tantomeno, pensava che si sarebbe innamorato perdutamente di lei…
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“Una vita dolce” di Beppe Sebaste

Romanzo che non è un romanzo, quaderno di pensieri, diario intimo, confessione del proprio dolore, Una vita dolce è un libro originale e moderno, toccante, di una saggezza e sensibilità estreme. Che contiene parole che sarà difficile dimenticare.
S. e io litighiamo spesso, siamo vivi, non ci sopportiamo più, ci cerchiamo, ci abbracciamo come fantasmi silenziosi, ci scambiamo luce e ombra. L’amicizia supera l’amore e lo comprende.
Definire Beppe Sebaste un eccentrico sarebbe giusto. Anche se la sua eccentricità fa sempre perno su un’idea della letteratura molto ben definita e solida. Una vita dolce è prima di ogni cosa un romanzo. Una serie di storie che si sommano in una narrazione che ha al suo centro la vicenda dolorosa della compagna del protagonista del romanzo. Attorno c’è la ricerca di un senso della vita, il ricordo dei viaggi, la passione per l’Oriente, storie che rendono questo testo intenso, sorprendente, felice. Sebaste ci porta dentro il dolore, ma anche dentro il miracolo dell’esistenza. Ci racconta favole antiche, si identifica con il suo protagonista fino a farci pensare che questo è sì un romanzo eccentrico, ma è soprattutto un memoir. Alla fine usciamo da queste pagine con lo stesso stupore e la stessa incredulità che proviamo dopo aver fatto un viaggio importante. Sentendo ancora addosso la capacità dell’autore di raccontare il suo dolore e il suo smarrimento, senza alcun filtro, ma come fosse una opportunità, una bellezza, una verità del mondo.
«S. e io stiamo per entrare nella notte. È il nostro viaggio e il nostro vascello insieme. Ho paura, per lei e per me. Che la notte cancelli o nasconda anche solo in parte la luce tenera e forte che ha fatto innamorare di S. chiunque l’abbia incontrata nel corso della sua malattia. Riusciremo a tenerla accesa, a colorarla? Se lei scompare, sono io che non vedo. Se divento invisibile, sono ancora io a essere cieco. Se lei diventa cieca, sono sempre io a non vedere».
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“Mamma per cena” di Shalom Auslander

Un romanzo irriverente che frantuma, a colpi di sarcasmo e ironia dissacrante, una serie infinita di tabù e luoghi comuni; una storia grottesca che è anche una riflessione su quanto sia lecito sacrificare di se stessi in nome dell’appartenenza alla propria famiglia o alla propria comunità.
«Uno scrittore virtuoso e audace: fate attenzione a Shalom Auslander, vi farà morire dal ridere» – The New York Times Book Review
La famiglia Seltzer appartiene all’antica stirpe Cannibale-Americana, da sempre perseguitata. I suoi componenti devono mantenere il più stretto riserbo sulle loro origini, per evitare le tragedie che dalla notte dei tempi hanno segnato la storia del loro popolo. Un popolo fiero delle proprie tradizioni, la più importante delle quali consiste nel consumare il corpo dei defunti affinché possano vivere in eterno… Settimo Seltzer ha fatto qualsiasi cosa pur di scrollarsi di dosso questa eredità, ma ora è giunto il momento più temuto: la sua ingombrante madre sta per andarsene e, per scongiurare il pericolo di lasciare agli eredi solo quattro ossa da rosicchiare, negli ultimi anni ha mangiato così tanto da avere assunto proporzioni ciclopiche. Ora Settimo e i suoi undici fratelli sono intorno al suo letto di morte, in attesa che pronunci quelle parole: Mangiatemi! Al di là dell’aspetto morale, dal lato pratico si tratta di un mucchio di carne rossa che, è noto, non fa certo bene alla salute. E poi: Secondo è kosher, Nono è vegano, Primo la odiava troppo per assaggiarne anche solo un pezzetto e Sesto è morto. Solo Zietto, uno dei massimi esperti delle leggi Cannibali, può prendere il controllo della situazione. I fratelli andranno fino in fondo? O spezzeranno per sempre la catena che li lega ai loro cari e al loro popolo?
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“Il codardo” di Jarred McGinnis

Dopo un incidente d’auto, Jarred scopre che non camminerà mai più. Confinato su una sedia che definisce un pattino a rotelle gigantesco, si ritrova senza soldi né lavoro. Peggio ancora, è costretto a vivere a casa con il padre, un tempo alcolista violento, con cui non parla da dieci anni. Se si aggiunge l’abitudine al taccheggio, la dipendenza dagli antidolorifici e il fatto che dei perfetti sconosciuti ora lo trattano come se fosse un idiota, la sua vita sembra la ricetta perfetta per l’autodistruzione. Mentre cerca di ricostruire se stesso e il suo mondo, Jarred ripensa al suo passato la tragedia che ha distrutto la sua famiglia, il motivo per cui è scappato, i danni che ha causato a se stesso e agli altri e inizia a chiedersi se, forse, non valga la pena di smettere di lottare e di lasciare che le cose vadano come devono andare. Ma la voglia di vivere finirà per prevalere e con lei la speranza in un’esistenza più piena e libera dal rancore… Un’esplorazione commovente, avvincente e profondamente ironica di cosa significa venire a patti con un corpo spezzato, ricostruire una relazione disastrata e trovare l’amore quando sembra che non ci sia speranza.
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“La ragazza invisibile” di Torey Hayden

«Io sono soltanto un caso, per te. Una diagnosi, caselle da spuntare e un dannato fascicolo, tutto qui. Non mi vedi nemmeno. Credi di vedermi, ma non ci riesci. La verità è che io sono invisibile per te come per chiunque altro.»
Sono tanti i bambini e i ragazzi con cui Torey Hayden ha avuto a che fare nella sua lunga carriera di insegnante e di psicologa infantile, prima negli Stati Uniti e poi nel Galles. E tutti portano con sé un carico di sofferenze tale per cui è difficile aiutarli ad affrontare la vita con serenità. Come Eloise, una teenager che viene spostata da una famiglia affidataria all’altra senza che le assistenti sociali riescano a garantirle un minimo di stabilità. Dopo aver subito violenze e abusi proprio da chi avrebbe dovuto avere la sua fiducia incondizionata, Eloise ha sviluppato dei comportamenti complessi da gestire. Lotta per riuscire a separare la realtà dalla finzione rendendo molto difficile il compito alle persone che si occupano di lei e che realmente cercano di aiutarla. In certi casi ci vogliono proprio tutto l’amore e tutta la professionalità del mondo per riuscire a essere la persona che fa la differenza nella vita disastrata di un’adolescente come Eloise, e Torey Hayden, senza mai scoraggiarsi, accoglie questa nuova sfida, sapendo che lottare al fianco di ogni singolo bambino o ragazzo significa contribuire a rendere il mondo un posto migliore in cui vivere.
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“Viaggio al Nord” di Karel Čapek

La luce, la natura imponente e la solitudine del Grande Nord nello sguardo meravigliato e divertito di uno scrittore mitteleuropeo alla vigilia della Seconda guerra mondiale.
Nel 1936, mentre sull’Europa già incombeva lo spettro della guerra, Karel Čapek intraprese con la moglie il suo ultimo grande viaggio, attraversando la Danimarca e la Svezia con la ferrovia per proseguire in battello lungo le coste norvegesi fino a Capo Nord. Una meta sognata fin dall’adolescenza grazie al fascino delle imprese polari di Amundsen e Nansen e ora finalmente raggiunta, per il desiderio di conoscere da vicino i luoghi dei grandi scrittori della letteratura nordica. La dolcezza della pianura danese – un idillio bucolico di «poppe piene, frumento e grassi pascoli» – la calma delle foreste svedesi – che sembrano rivelare la placida neutralità del paese – e la severa, nuda roccia dei fiordi norvegesi ispirano a Čapek pagine pervase da un sincero, incantato lirismo. La meraviglia davanti ai paesaggi da sogno, non diversa da quella che si prova ai nostri giorni, è temperata da uno humour talvolta beffardo che si appunta in particolare nella descrizione dei personaggi incontrati: un vecchio marinaio alcolizzato, un gruppo di lapponi in costume che tentano di vendere la loro paccottiglia, un predicatore americano con il suo codazzo di attempate signore che imperversa con insopportabile entusiasmo rendendo impossibile la convivenza sulla nave. Il resoconto è inframezzato dai disegni dello stesso Čapek, la cui semplicità di tratto è lo specchio della precisione descrittiva e ne amplifica la bellezza: i profili dei monti, le forme degli alberi, il labirinto dei fiumi e dei laghi, i moli, le case di legno. Ma su tutto domina la magia della luce del Nord, il lento trascolorare del tramonto verso una nuova alba sotto il sole di mezzanotte, al di là del settantesimo parallelo.
Il libro contiene anche numerose illustrazioni in bianco e nero dell’autore.
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“Don Chisciotte, U.S.A.” di Richard Powell

Sfuggito al Capitalismo, idolo dei guerriglieri in rivolta, un rampollo pacifista made in USA si trasforma in doppiogiochista. L’eroe perfetto del celebre film di Woody Allen: Il dittatore dello stato libero di Bananas.
Che ci fa su una strana isoletta in balia di una feroce dittatura l’erede di una ricca e onorata famiglia di Boston? Arthur “El Gavilan” – forzuto, candido rampollo – è convinto che CIA significhi Comitato Internazionale dell’Amicizia. El Toro, l’orribile tiranno, vorrebbe che si infiltrasse fra i ribelli, gli procurasse armi e segreti, per poi spedirlo al creatore. Ma le cose vanno in tutt’altro modo: Arthur, che punterebbe peraltro a un “sostanziale-rilancio dell’Agricoltura”, diviene una superstar fra i guerriglieri, di cui, ahinoi, spiffera a El Toro l’indicibile.
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“La società segreta dei salvaparole” di Enrico Galiano

L’incredibile esordio di Enrico Galiano nella narrativa per ragazzi: una storia di amicizia, coraggio e lealtà che insegna l’importanza di proteggere sempre le parole, la nostra arma di difesa più preziosa contro il male del mondo.
Quando le parole iniziano a sparire, Samu pensa che in fondo non sia poi un gran problema. Meno parole significa meno cose da studiare e finché spariscono parole come marmitta o iconoclasta per lui va benissimo! Ma cosa succederebbe se ad andarsene fossero parole come marmellata, vacanze, amicizia, amore? Samu potrebbe perdere il suo migliore amico Nico, e CERTAMENTE dovrebbe dire addio a ogni speranza di conquistare Rachele, la ragazza dai capelli corvini e i calzini spaiati che gli fa battere forte il cuore. No, è un rischio che Samu non può correre. È per questo che sceglie di diventare un Salvaparole. Ed è per questo che, con l’aiuto di una banda alquanto sgangherata, si lancerà a capofitto in un’avventura fatta di missioni clandestine, messaggi in codice e misteriosi rapimenti.
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