Novità in libreria – 16 dicembre 2021

Dal 16 dicembre in libreria

Buongiorno, miei cari lettori!
Questa settimana sono pochine le novità letterarie che posso segnalarvi. Ci sono comunque dei titoli molto interessanti in uscita domani.

“Bandiere nella polvere. Nuova ediz.” di William Faulkner

Bandiere nella polvere, William Faulkner

Con Bandiere nella polvere, il premio Nobel William Faulkner compie un romanzo corale ed epico che attraversa la storia del Novecento: dà voce alla segregazione razziale, mostra le cicatrici della guerra, racconta la giovane America che sta nascendo sotto le ceneri del passato. Questa nuova traduzione di Carlo Prosperi, finalmente condotta sull’edizione integrata curata da Noel Polk, restituisce la lingua variegata dei personaggi di Faulkner, una ballata del sud dolente e sincopata che ci immerge come mai prima nel suono luminoso del Mississippi.

La famiglia Sartoris è un’istituzione della contea di Yoknapatawpha, Mississippi: il colonnello John, il patriarca, dopo aver combattuto i nordisti ha costruito la ferrovia che collega questo sperduto angolo di sud al resto degli Stati Uniti, ed è considerato un eroe locale. Ma ora che il vecchio John non c’è più e la prima guerra mondiale è finita, gli eredi della casata devono affrontare molti cambiamenti insieme alla loro servitù, una famiglia nella famiglia che abita la grande tenuta alle porte di Jackson. La guerra lascia un segno indelebile sulla generazione più giovane dei Sartoris, contro il quale nulla possono il capofamiglia Bayard Sr. e la vispa zia Jenny. Bayard Jr. torna dall’Europa senza il gemello John, abbattuto in azione ai comandi del suo caccia. Il senso di colpa per la perdita del fratello, benvoluto da tutta la comunità, trova quiete solo nell’alcol e nella ricerca della velocità su qualunque mezzo, da uno stallone selvaggio fino alla macchina e all’aereo, in una sfrenata attrazione per il rischio che è l’eredità fatale dei Sartoris, e che neppure l’arrivo di un amore, Narcissa Benbow, sembra in grado di frenare. Il vitalismo di Bayard Jr. contrasta con l’elegante compostezza di Horace, un avvocato con velleità poetiche – diviso tra un sentimento incestuoso per la sorella Narcissa, «che aveva gli occhi violetti, e sul suo viso c’era la quiete placida dei gigli», e l’attrazione per Belle, la malmaritata, che emanava un «afrore di tigre» –, mentre l’inquieto Byron Snopes, contabile di fiducia della banca Sartoris, è sempre più morbosamente ossessionato da Narcissa.
Potete trovarlo su: IBS

“La signora degli Appalachi” di Ben Montgomery

La signora degli Appalachi,

Una storia da leggere d’un fiato, con tutte le informazioni per progettare il proprio viaggio (a piedi) in America, nel capitolo dedicato “La guida all’Appalachian Trail a cura di Ilaria Canali”.

Emma Gatewood è la prima donna ad aver percorso da sola l’Appalachian Trail, lungo la costa orientale degli Stati Uniti, e la prima persona ad averlo fatto per tre volte. La sua è una storia unica: cresciuta in una fattoria, madre di undici figli, ormai nonna, un giorno del 1955 esce per una passeggiata (così dice), con duecento dollari in tasca e un cambio di vestiti. Sei mesi dopo arriva sul Mount Katahdin, nel Maine, avendo percorso 3.300 chilometri a piedi. Grandma Gatewood ha risvegliato l’interesse di tanti per il Sentiero.
Potete trovarlo su: IBS

“Greenlights. Il diario. Il tuo viaggio, la tua storia” di Matthew McConaughey

Greenlights, Matthew McConaughey

«È una lettera d’amore. Alla vita. (È anche un manuale per trovare più “greenlight” e su come imparare a gestire le delusioni. Buona fortuna.)»

«Sono in questa vita da cinquant’anni, ne scruto l’enigma da quarantadue, e da trentacinque tengo un diario pieno di idee su come risolverlo. Appunti su successi e fallimenti, gioie e dolori, cose che mi hanno stupito o che mi hanno fatto ridere di cuore. Appunti su come essere sereno. Come stressarmi di meno. Come godermela. Come fare meno male agli altri. Come fare meno male a me stesso. Come diventare un brav’uomo. Come dare un significato alla mia vita. Come essere più io. Solo di recente ho trovato il coraggio di riprendere in mano i miei diari: vi ho trovato storie del mio passato, lezioni apprese e dimenticate, poesie, preghiere, rimedi, convinzioni, alcune fotografie molto belle e un mucchio di adesividaparaurti (nel libro vi spiego cosa intendo). Ho trovato anche un filo conduttore, un approccio alla vita che mi ha dato soddisfazione allora e che funziona anche oggi: se sai come, e quando, affrontare le sfide, puoi sperimentare quello stato glorioso che io chiamo “greenlight”, semaforo verde. Così ho preso un biglietto di sola andata per il deserto, ed è nato questo libro: un album, una testimonianza, una storia della mia vita finora. Qui sono racchiusi cinquant’anni di cose che ho sperimentato, sognato, inseguito, dato e ricevuto; alcune valide, altre vergognose. Le volte in cui l’ho fatta franca, quelle in cui mi hanno beccato, e quelle in cui mi sono bagnato ballando sotto la pioggia. Spero che sia come una medicina con un buon sapore, come un paio di aspirine invece del pronto soccorso, come un’astronave verso Marte senza bisogno di avere la patente e come le risate tra le lacrime.»
Potete trovarlo su: IBS

“L’ incertezza dei sogni” di Roger Caillois

L'incertezza dei sogni, Roger Caillois

“I filosofi, da Sankara a Pascal e a Leibniz, hanno amato definire la realtà come un insieme di sogni armonizzati tra loro. In tal modo intendevano sottrarre una parte di realtà al mondo esteriore e presentarlo come una fantasmagoria da cui la coscienza si sarebbe un giorno ridestata. Si stabiliva così una sorta di gerarchia: il sogno, la percezione, l’illuminazione o vera conoscenza, che ordinava al tempo stesso i gradi del sapere e quelli di esistenza della realtà. Altri, contemporaneamente, non hanno mai smesso di interessarsi al contenuto del sogno, alle immagini enigmatiche che lo costituiscono e di cui si sono sforzati di interpretare il senso. A seconda delle diverse epoche o delle diverse scuole, hanno ritenuto di potervi leggere sia il futuro di colui che sognava, sia gli inconfessabili segreti che nascondeva a se stesso. Per me i sogni hanno appena più senso delle forme delle nuvole o dei disegni sulle ali delle farfalle. Non annunciano e non rivelano nulla. La loro stessa esistenza è già piuttosto imbarazzante. D’altronde, possono benissimo essere illusori senza che la realtà lo sia altrettanto. Ma poiché risulta inevitabile confonderli con la realtà, almeno mentre si sogna, non si può esser certi, quando non si sogna, di non confondere la realtà con essi: è una difficoltà che i filosofi cinesi e quelli occidentali non hanno peraltro mai trascurato.” Con uno scritto di Guido Almansi.
Potete trovarlo su: IBS

“L’ombra e la grazia” di Simone Weil

L'ombra e la grazia, Simone Weil

«Caro amico, sembra proprio che sia giunto il momento di dirsi addio. Non sarà facile per me avere spesso sue notizie. Spero che il destino risparmierà questa casa di Saint-Marcel dove vivono tre esseri che si amano. È qualcosa di così prezioso. L’esistenza umana è così fragile e così esposta che non posso amare senza tremare. Non ho ancora potuto rassegnarmi a che tutti gli esseri umani oltre a me non siano completamente preservati da ogni possibilità di sciagura. E questa è una grave mancanza al dovere di sottomissione alla volontà di Dio. Lei mi dice che nei miei quaderni ha trovato, oltre a cose che aveva pensato, altre che non aveva pensato, ma che si era atteso; dunque le appartengono, e spero che dopo aver subìto in lei una trasmutazione, esse riemergano un giorno in una delle sue opere. Perché è certamente ben preferibile per un’idea unire la propria fortuna alla sua che non alla mia. Sento che la mia quaggiù non sarà mai buona (non è che io ritenga che sarebbe migliore altrove: non lo posso credere). Non sono qualcuno con cui sia un bene unire la propria sorte. Gli esseri umani l’hanno sempre più o meno presagito; ma, non so per quale mistero, le idee sembrano avere meno discernimento. Non auguro niente di più a quelle che mi sono venute incontro che un buon consolidamento, e sarei molto felice che trovassero ospitalità sotto la sua penna cambiando forma in modo da riflettere la sua immagine. Questo diminuirebbe un po’ per me il senso di responsabilità, e il peso schiacciante del pensiero che io sia incapace, a causa delle mie diverse tare, di servire la verità così come mi appare, quando si degna, come mi sembra, di lasciarsi talvolta percepire da me, con un inconcepibile eccesso di misericordia. Prenderà tutto questo, penso, con la stessa semplicità con cui glielo dico. Per chi ama la verità, nell’operazione di scrivere, la mano che tiene la penna e il corpo e l’anima che vi sono uniti, con tutto il loro involucro sociale, sono cose di infinitesimale importanza. Piccolezze di infinitesimo ordine. È per lo meno l’importanza che io attribuisco, riguardo a quest’operazione, non soltanto alla mia persona, ma anche alla sua e a quella di tutti gli scrittori che stimo. La persona di coloro che in misura maggiore o minore disprezzo conta per me solo in questo ambito. Non so se le ho detto, a proposito di questi quaderni, che può leggerne i passi che vorrà a chi vorrà, ma che non bisogna lasciarne nessuno nelle mani di qualcuno… Se per tre o quattro anni non sentirà parlare di me, se ne consideri interamente proprietario. Le dico tutto questo per partire con lo spirito più libero. Mi dispiace soltanto di non aver potuto confidarle tutto quello che porto ancora in me e che non è sviluppato. Ma fortunatamente quello che è in me, o è senza valore, oppure risiede fuori di me, sotto una forma perfetta, in un luogo puro dove non può subire alcun attacco e da dove può sempre ridiscendere. Pertanto, nulla di quanto mi concerne può essere di una qualche importanza. Mi piace anche pensare che, dopo il leggero choc della separazione, qualunque cosa mi possa accadere, lei non proverà mai alcun dispiacere per questo, e se talvolta le accadrà di pensare a me sarà come a un libro che si è letto nell’infanzia. Non vorrei avere mai altro spazio nel cuore di nessuno degli esseri che amo, per essere sicura di non recare loro mai alcuna pena. Non dimenticherò la generosità che l’ha spinta a dirmi e a scrivermi alcune di quelle parole che riscaldano, anche quando, come nel mio caso, non è possibile credervi. Ma sono comunque un sostegno. Troppo forse. Non so se potremo per molto tempo ancora darci reciproche notizie. Ma occorre pensare che questo non ha alcuna importanza». (Lettera di Simone Weil a Gustave Thibon, 1942). Con uno scritto di Gustave Thibon e una nota di Massimo Raffaeli.
Potete trovarlo su: IBS

“Tra noi. Saggi sul pensare all’altro” di Emmanuel Lévinas

Tra noi. Saggi sul pensare all'altro, Emmanuel Lévinas

Emmanuel Lévinas ritorna su ciò che costituisce il nucleo del suo pensiero: attraverso una serie di testi di rilievo che percorrono gli assi della sua riflessione, il filosofo definisce la natura della relazione etica che unisce ogni uomo al suo prossimo. Il lettore è invitato a un’immersione in profondità nella «relazione intersoggettiva». C’è però del mistero, dice Lévinas, in questo legame del «tra noi», ma ciò non significa che siamo presi in una realtà indecifrabile, né che il «tra-noi» sia uno spazio che resta per noi ostinatamente opaco. Nel corso delle pagine, il velo si alza. Il rapporto dell’uno all’altro si rivela nella trascendenza del per-l’altro e porta, così, a scoprire il «soggetto etico», dunque il «tra-noi».
Potete trovarlo su: IBS

“Gauloises” di Andrea Serio e Igort

Una murder ballad: un sicario napoletano di stanza a Milano, dilaniato dai ricordi, fa il suo lavoro (e qualche volta perfino gli straordinari) senza batter ciglio. Spietato e fragile. Avvolto dal fumo di una gauloise finirà per incontrare l’altro. L’altro è un pugile fallito, nato sardo, oriundo milanese. Donnaiolo, faccia da fame, e pistola facile al servizio della mala. Qualcuno ha freddato Pupa il ventriloquo, il protetto del re della mala. Qualcuno che deve pagare. Si vocifera che sia stato il killer delle gauloises. Alle mani di un pugile fallito, dalla pistola facile, il compito di vendicare Pupa il ventriloquo. La vendetta si consuma alla galleria del Duomo. Molto sangue e tanta nebbia. Tanto freddo.
Potete trovarlo su: IBS

“Yitzhak Rabin. Cronache di un assassinio” di Amos Gitai

Yitzhak Rabin. Cronache di un assassinio, Amos Gitai

Questo libro, ricco di immagini, contributi e importanti testimonianze, raccoglie lo sguardo di uno dei più importanti artisti contemporanei su un protagonista assoluto del Novecento.

Amos Gitai torna, con questo libro, al suo rapporto con Yitzhak Rabin, il primo ministro di Israele premio Nobel per la pace 1994. Il 4 novembre 1995, Rabin fu assassinato a Gerusalemme da un colono ebreo estremista, un evento che segnò la vita dell’autore e incrinò l’equilibrio del medio oriente. Con il suo film del 1996, The Arena of Murder, il regista e architetto Amos Gitai, ha narrato il dramma vissuto da lui stesso e da tutta Israele quel giorno. Ma quel film è stato solo il primo passo di un processo più ampio e vario, un racconto che unisce diario, archivio e finzione, diventando nel tempo un’opera multiforme. Come spiega lo stesso Gitai: «La domanda che si sprigiona da tutto ciò / amo questo termine ‘domanda’ / è come trasporre / l’evento storico rappresentato dalla morte di Rabin / in diversi media / con dimensioni diverse / tecnologie di rappresentazione diverse / in luoghi e territori diversi…»
Potete trovarlo su: IBS

Vi do appuntamento alla prossima settimana per nuove imperdibili uscite!

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