Novità in libreria – 25 novembre

Da domani in libreria

Buongiorno, miei cari lettori!
Tra la selezione dei libri in uscita domani, 25 novembre, c’è qualche titolo particolarmente atteso nel mondo dei book blogger. Mi riferisco al nuovo libro di Susanna Clarke, autrice del bestseller Piranesi, definito dalla critica britannica come il miglior fantasy inglese dopo C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien, e al nuovo graphic novel di Zerocalcare, il quale lo scorso 17 novembre ha visto rilasciata su Netflix la sua prima serie animata Strappare lungo i bordi.

“Jonathan Strange & il signor Norrell” di Susanna Clarke

Jonathan Strange & il signor Norrell, Susanna Clarke

Dopo il grandissimo successo di Piranesi, torna in libreria lo spettacolare esordio di Susanna Clarke, uno dei fantasy più belli e originali della letteratura contemporanea, con quattro milioni di copie vendute nel mondo. In una Londra alle prese con una difficile guerra, due uomini stanno per cambiare la storia con i loro potenti incantesimi.
«L’immaginazione di Susanna Clarke è prodigiosa, la sua scrittura ha un ritmo sopraffino e sa come impiegare lo humour inglese al servizio di una trama maestosa». – The New York Times

Nel bel mezzo delle guerre napoleoniche, la maggior parte degli accademici crede che la magia sia ormai completamente scomparsa in Inghilterra. Tutto cambia quando il timido erudito signor Norrell rivela pubblicamente le sue abilità di mago, dando vita a un’ondata di entusiasmo che dilaga per tutto il paese e lo trasporta fino ai salotti dell’alta società di Londra, dove mette i suoi poteri al servizio dei politici e scende a patti con un gentiluomo proveniente da un regno fatato. Un altro mago emerge allora sulla scena: è il giovane e audace Jonathan Strange, che prima diventa il discepolo del signor Norrell e poi ne mette in discussione tutte le teorie, attirato com’è dalle forme più pericolose e oscure della magia. Nel corso degli anni, la battaglia fra i due maghi si fa più accesa di quella dell’Inghilterra contro Napoleone, finché le loro ossessioni e ambizioni segrete non metteranno a rischio la vita di molte persone e cambieranno per sempre la storia della magia inglese.
Potete trovarlo su: IBS

“Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia” di Zerocalcare

Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia, Zerocalcare

Un libro importante, solo apparentemente fatto di storie disgiunte, che raccontano mirabilmente gli ultimi due anni dal punto di vista del fumettista di Rebibbia.
«Una sorpresa su cinque sarà una zaccagnata al fegato.»

Dalla condizione dei carcerati di Rebibbia durante la prima ondata della pandemia all’importanza della sanità territoriale, da una disamina approfondita sul fenomeno della cancel culture alla condizione degli ezidi in Iraq, questa raccolta di storie di Zerocalcare è tra le più “serie” della sua carriera, ed è impreziosita da una storia inedita di quasi cento pagine, sull’ultimo anno della sua vita, quando si stava occupando della sua prima serie animata, Strappare lungo i bordi (disponibile dal 17 novembre su Netflix in tutto il mondo). Un libro importante, solo apparentemente fatto di storie disgiunte, che raccontano mirabilmente gli ultimi due anni dal punto di vista del fumettista di Rebibbia.
Potete trovarlo su: IBS

“Fuki-no-to” di Aki Shimazaki

Fuki-no-to, Aki Shimazaki

Quarto volume della pentalogia iniziata con AzamiFuki-no-to è un breve e denso romanzo dove l’autrice esplora i sentieri tortuosi del desiderio e delle passioni, e si interroga sul peso delle convenzioni sociali che, come le maschere del teatro no, celano spesso verità inconfessabili.

Atsuko vive felice nella sua fattoria con i figli e il marito Mitsuo, che per seguirla ha lasciato il suo lavoro di redattore a Nagoya e ha fondato una rivista, “Azami”, in una cittadina poco distante. Il tradimento del marito con una ex compagna di scuola è ormai un ricordo lontano per Atsuko, la vita della coppia è tornata normale e tutti sembrano aver trovato un equilibrio in questa nuova esistenza a contatto con la natura. Atsuko si dedica con passione alla terra, e gli affari prosperano al punto che deve cercare qualcuno che la aiuti. Mitsuo la incoraggia a incontrare una certa signora Enju: quando ha telefonato per candidarsi al posto, la sua voce gli ha ispirato fiducia. Alla fattoria si presenta Fukiko, un’amica di Atsuko dei tempi del liceo: è lei la signora Enju, interessata all’impiego nella fattoria. Bella e affascinante come in passato, madre di famiglia in procinto di divorziare, Fukiko fa riaffiorare teneri ricordi e tormentose sensazioni, taciute ma mai dimenticate. I desideri di Atsuko si confondono come i bambù nel boschetto della proprietà di famiglia: gli uni e gli altri hanno bisogno di essere districati perché nuovi germogli possano spuntare. E lei, tenace e semplice eppure non priva di grazia – un po’ come i suoi fuki-no-to, i farfaracci giapponesi –, compirà una scelta sofferta ma ineludibile.
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“Addio Kabul” di Farhad Bitani e Domenico Quirico

Addio Kabul, Farhad Bitani e Domenico Quirico

Un dialogo che è un viaggio dentro al cuore di tenebra dell’Afghanistan e una lunga meditazione sulla violenza che ha travolto un paese e rischia di condurlo al collasso.

Nell’agosto del 2021 l’esercito degli Stati Uniti ha lasciato definitivamente Kabul dopo aver combattuto una lunghissima e sanguinosa guerra. Ora che la sconfitta è venuta, è il momento di ammetterlo: l’America, l’Occidente, sono rimasti vent’anni in Afghanistan, vi hanno condotto una guerra, scelto e gettato via alleati e governanti, distribuito denaro (150 miliardi dollari l’anno) e ucciso migliaia di persone sulla base di un’antropologia immaginaria, tutta agghindata di mediocri astuzie: una favola che dava una forma confortante ai nostri desideri poiché, al di là del folclore e della storia, non ci siamo mai veramente occupati di chi siano gli afghani; non erano infatti i loro guai la ragione per cui eravamo andati in Afghanistan. Oggi, dopo vent’anni di questa fiaba sanguinaria, ancora non sappiamo chi sono davvero i talebani che ci hanno cacciati via, sono rimasti qualcosa di inaccessibile e di oscuro: quali classi sociali rappresentano? Dove reclutano martiri e guerrieri infiniti? Perché, e in che modo, ridotti a turbe di fuggiaschi sconfitti del 2002, sono diventati la bufera che a passi di lupo ha conquistato il paese? Da questa domanda nasce il presente libro, che è un dialogo notturno tra un ex capitano dell’esercito afghano e un giornalista occidentale, ed è fatto di semplice discorrere e narrare come in un accampamento attorno al fuoco, mentre la notte incombe.
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“L’hotel di cristallo” di Emily St. John Mandel

L'hotel di cristallo, Emily St. John Mandel

Tra fortune principesche, club di musica elettronica, hotel di lusso e prigioni federali, Emily St. John Mandel firma un thriller sull’avidità e il senso di colpa, sull’amore e la disillusione, e sugli infiniti modi in cui, sempre e ostinatamente, cerchiamo di dare un senso alla nostra vita.

Vincent fa la barista all’Hotel Caiette, un prestigioso cinque stelle nel nord dell’isola di Vancouver. Una notte, all’improvviso, uno sconosciuto incide sulla vetrata dell’atrio un messaggio inquietante: Perché non ti ingoi una scheggia di vetro? Jonathan Alkaitis, il finanziere proprietario dell’hotel, quella sera arriva troppo tardi per leggere la minaccia, e ignaro di tutto passa la serata con Vincent. Quando si salutano, le lascia una mancia di cento dollari e il suo biglietto da visita. Un anno dopo vivono insieme come marito e moglie. A Manhattan Alkaitis gestisce un giro di investimenti miliardari che non è altro che un gigantesco gioco di specchi. Quando il sistema crolla, travolge le vite di tutte le persone che gli avevano affidato i risparmi. Vincent, che finora ha recitato la parte della bella moglie, sparisce improvvisamente, per ricomparire anni dopo a bordo di una nave mercantile coinvolta negli inganni di Alkaitis.
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“La morte bussa a Natale” di Fergus Hume

La morte bussa a Natale, Fergus Hume

Fra vecchie pettegole, amori impossibili, un’eredità che viene da lontano, figure enigmatiche e una misteriosa Croce Scarlatta, La morte bussa a Natale tiene il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Nel salotto dei Morley, sotto l’albero di Natale i bambini si divertono rumorosamente con i giochi appena ricevuti in dono, mentre gli adulti si scambiano auguri e regali. Questo quadretto idilliaco nasconde però rancori e gelosie che non tardano a emergere. Una lettera anonima porta lo scompiglio fra i presenti e quando poi si scopre un cadavere, apparentemente pugnalato alle spalle, nel cimitero della chiesa, tutti o quasi sembrano certi che il colpevole sia la bella e sfuggente Anne Denham. Incaricato delle indagini è il detective Steel di Scotland Yard, mentre il giovane Giles Ware, segretamente innamorato di Anne, conduce una propria ricerca parallela.
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“La bastarda” di Violette Leduc

La bastarda, Violette Leduc

L’autoritratto sincero e straziante di una grande autrice, una donna che cerca di sopravvivere all’orrore e al senso di colpa che la perseguita dalla nascita.
«Violette Leduc era figlia di una cameriera e di un uomo che non l’ha mai riconosciuta, un’illegittima, una “bastarda” dal titolo del suo libro più famoso. Diventata amica di Maurice Sachs e poi di Simone de Beauvoir scoprì di avere un grande talento che riversò in una scrittura diretta, dolorosa, in cui il desiderio femminile veniva raccontato senza pudori borghesi». – La Repubblica

Violette Leduc, figlia illegittima di una cameriera e di un borghese, nata il 7 aprile 1907 ad Arras, nel nord della Francia, e perseguitata dal dolore di essere il frutto di un amplesso colpevole, inizia la sua opera con queste parole: «Il mio caso non è unico: ho paura di morire e mi lacera stare al mondo». È così che la scrittrice si mostra in tutte le cinquecento pagine de La bastarda: colpevole fino allo sfinimento. L’infanzia è per lei un «duro paradiso» vissuto accanto a una madre autoritaria e ferita, che lei ama appassionatamente senza riuscire a placarne il rancore, e alla nonna Fidéline, tenera e consolatrice, che però muore quando lei è ancora bambina. A quattordici anni, la madre si risposa e la spedisce in collegio. La collegiale ribelle, insofferente alle regole, che si tormenta per la sua bruttezza – un viso ingrato su un corpo snello di ragazzina – comincia a costruirsi un personaggio di «mostro» che esibirà sventolandolo come una sfida. La prefazione di Simone de Beauvoir a La bastarda ha lanciato questa autobiografia e la sua autrice, che è passata dall’oscurità totale alla grande fama in una notte. I suoi libri precedenti erano stati certamente notati da critici raffinati e lettori attenti come Albert Camus, Jean Genet, Marcel Jouhandeau, Jean Cocteau e Nathalie Sarraute, ma con questo capolavoro conquistò un pubblico molto più vasto.

Incipit

Il mio non è un caso isolato: ho paura di morire e sono stanca di stare al mondo. Non ho lavorato, non ho studiato. Ho pianto, ho gridato. Lacrime e grida m’hanno portato via molto tempo. Come mi tortura tutto quel tempo perduto, se ci ripenso. Ma come si fa a pensarci su a lungo? Su una foglia appassita d’insalata dove non restano che rimpianti da rimasticare, posso al massimo trovar ragioni di compiacimento. Il passato non nutre. Me ne andrò come sono arrivata. Intatta, carica dei difetti che mi hanno tormentata. Avrei voluto nascer statua, e sono solo una lumaca nel guscio. Virtù, coraggio, qualità positive, capacità di meditazione, cultura. Contro tutte queste parole sono andata a sbattere a braccia conserte – e mi ci sono spezzata.
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“Nero come me” di John Howard Griffin

Nero come me, John Howard Griffin

John Howard Griffin, medico psichiatra, già eroe della Resistenza in Francia e agente segreto nelle isole del Pacifico durante la Seconda guerra mondiale, alla fine degli anni Cinquanta decide di intraprendere un viaggio in territori a lui sconosciuti: attraversare il Sud della segregazione razziale – Louisiana, Mississippi, Alabama e Georgia – come un uomo di colore. Il suo scopo è quello di capire la condizione dei neri da nero, perché si rendeva conto che un bianco come lui cresciuto nel privilegio non sarebbe mai stato in grado di penetrarla fino in fondo. Per raggiungere il suo obiettivo si sottopone a una cura dermatologica, con gravi rischi per la propria salute, trasformandosi in un anziano uomo di colore dall’aria mite. Grazie a questa metamorfosi, Griffin smette di essere un uomo bianco e questo gli permette di raccontare, andando fino in fondo all’origine dell’odio di matrice razziale, il diario della sua nuova vita di emarginazione e soprusi, ma anche le conseguenze che queste hanno sulla sua prospettiva di cittadino americano bianco. Il risultato è un documento di sconvolgente schiettezza, crudo e feroce, riguardo la condizione di qualunque minoranza oppressa, allora come adesso.
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“Il segreto della libraia di Parigi” di Lily Graham

Il segreto della libraia di Parigi, Lily Graham

È giusto nascondere una verità che può fare molto male?

L’ultima volta che Valerie è stata a Parigi aveva tre anni. Da allora ha vissuto a Londra, e non ha mai conosciuto nonno Vincent, che adesso è l’unico parente che le rimane ancora in vita. E soprattutto è l’unica persona che conosce la verità sul perché venne mandata via da Parigi e su cosa successe ai suoi genitori. Ma Vincent Dupont non è un tipo facile e Valerie ha paura che se gli dicesse subito chi è otterrebbe ben poco da lui. Ha la fama di uomo antipatico, esigente e inflessibile: l’unica cosa che gli interessa è la sua libreria, ma i suoi gusti in fatto di libri non sono in vendita. Si dice che arrivi persino a insultare clienti dai gusti poco raffinati e a cacciarli dal negozio. E così, tremante ma decisa, Valerie si fa assumere come commessa sotto mentite spoglie dal nonno materno, per entrare nelle sue grazie, e ottenere così preziose informazioni sul suo passato… Una storia indimenticabile di amore, paura e coraggio in tempo di guerra. Un romanzo capace di fare immergere il lettore in una Parigi dove i passi dei soldati nazisti sull’acciottolato delle strade riecheggiano pericolosamente e l’aria è piena di sussurri e sospetti.
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“Le stanze del tempo” di Piera Ventre

Le stanze del tempo, Piera Ventre

In queste trame coerenti di storie che si aprono una sull’altra come fossero stanze sconosciute, Piera Ventre conferma il suo grande talento di scrittrice. Ci fa immergere in quel battito del tempo che le case portano con sé. Dentro memorie e vite distanti che rinunciamo a conoscere del tutto, per lasciare alla nostra coscienza un intervallo, un’attesa, una lieve imprecisione in cui poter liberamente inciampare.
«Piera Ventre è bravissima. Ha uno stile inconfondibile, un grande talento per le ricostruzioni degli avvenimenti, e una capacità di creare personaggi profondi, molto dettagliati, che ricordano La Storia di Elsa Morante.» – Valeria Parrella

Cosa significa raccontare delle stanze? Entrare in luoghi privati, nascosti, discreti e cercare tra pareti e corridoi, camere e luci che passano dalle finestre i fili di tante storie? È Piera Ventre a dircelo, nel suo modo, con la sua scrittura densa e precisa. E allora cosa accade se in una casa si accende un fuoco? Oppure se va via la luce, ed entrano insetti e briganti? E se in una casa si smarriscono gli oggetti, saremmo capaci di ritrovarli o dovremmo rassegnarci alla loro misteriosa sparizione? La vita che abita le stanze è quasi sempre segreta e inviolabile giacché le case, in fondo, altro non sono che tane nelle quali ciascuno rivela sé stesso. La donna che dice «io» in queste pagine in realtà dice «noi» e il suo sguardo, che setaccia le abitazioni in cui ha vissuto e le case degli altri, non si posa unicamente sugli oggetti, sulle pareti – e sui corpi che tra quelle pareti si muovono – ma sul quotidiano che talora emerge dalle cose che ci appaiono più innocue e familiari. Nel raccontare questi interni, come nei tableaux vivants, le inesattezze trovano corrispondenze esistenziali. E i dettagli sono specchio di qualcosa di profondo, sedimento del tempo, delle innumerevoli ore che ciascuno di noi trascorre nel luogo che ci ostiniamo a chiamare «casa».
Potete trovarlo su: IBS

Vi do appuntamento alla prossima settimana per nuove imperdibili uscite!

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